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“La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere.” (Plutarco)

Si vuole capovolgere il concetto di educazione presente in Italia, che si svolge quasi totalmente all’interno di un’aula. Il concetto educativo nel nostro paese tende ad omologare i bambini, utilizza parametri di crescita e metodi discutibili e obsoleti; non  si preoccupa di far emergere le individualità e le attitudini di ogni singolo bambino, di valutare i differenti e innumerevoli tipi di intelligenza presenti in ogni individuo, non si preoccupa di migliorare le condizioni educative, non facilita l’apprendimento, non valuta il gradimento e soprattutto la felicità dei bambini nella quotidianità.

“La cosa importante non è tanto che ad ogni bambino debba essere insegnato, quanto che ad ogni bambino debba essere dato il desiderio di imparare.” (John Lubbock)

Il processo conoscitivo, in una classica scuola, deve essere necessariamente  mediato da strumenti simbolici e rappresentativi, ma se la sezione dei bambini, insieme agli educatori escono ed esplorano il mondo, il mondo può essere a questo punto assaporato, odorato, toccato, visto, e vissuto per quello che è oggettivamente e soggettivamente , in modo diretto e concreto. L’apprendimento può diventare un processo lineare, non più mediato da riproduzioni e simbolismi, che si appoggiano inevitabilmente ai concetti, ai punti di vista di chi educa.  

L’educatore diviene colui che accompagna, che avvicina il bambino al mondo da conoscere e non viceversa. L’educatore non è più colui che media il sapere, ma diviene una guida, una adulto che accompagna e sostiene il processo conoscitivo, già presente nei bambini "costruttori attivi di saperi" (Malaguzzi).  

“Ottimo è quel maestro che, poco insegnando, fa nascere nell’alunno una voglia grande d’imparare.” (Arturo Graf)

In Europa vi sono moltissime esperienze di questo genere ed una ricerca del 2002 svolta da Peter Hafner per l’Università di Heidelberg ha evidenziato che rispetto ai pargoli che frequentano la scuola convenzionale, quelli che si divertono negli Asili nel Bosco, sono più creativi e curiosi, prestano una maggiore attenzione e si concentrano di più, rispettano le regole e risolvono i conflitti in modo pacifico, esprimono e argomentano meglio le proprie opinioni, sensazioni ed emozioni, hanno una maggiore consapevolezza e autostima. Ovviamente anche l’educazione motoria, lo sviluppo psicofisico-fisico ne traggono beneficio, come anche le capacità manuali, senza tralasciare quel senso di avventura, immaginazione, scoperta e creatività, inevitabile in questi contesti, che accompagna il naturale processo conoscitivo.  Vivere all’aria aperta aumenta le difese immunitarie, diminuisce il tasso di epidemie, fortifica il corpo al livello muscolare e ci allena agli sbalzi di temperatura stagionali. L’aspetto più rilevante è che i bambini che frequentano questi tipi progetti educativi, sono felici e orgogliosi di abitare ogni giorno “ la loro scuola a celo aperto”.

“Il fare è il miglior modo d’imparare. (Giacomo Leopardi)

 

Stare all’aria aperta anziché nel chiuso di una classe non solo fa bene alla salute, non solo migliora le facoltà motorie e di apprendimento, ma stimola anche lo sviluppo dei sensi; cominciare i primi anni di scuola in mezzo alla natura consentirà un domani di imparare più velocemente a leggere e a scrivere o a far calcolo, o a rapportarsi col mondo esterno.
Questo tipo di progetti, di educazione ambientale, direziona piccoli e adulti verso l’ascolto, il rispetto e una reale tutela dell’ambiente circostante, che ci ospita e ci accompagna, fatto di fauna e flora, porta a una concreta sensibilità ecologica.

“Imparare è piacevole ma il fare è l’apice del divertimento.”

(Novalis)

Avremmo la possibilità di prenderci cura di animali quotidianamente , potremmo coltivare la terra nel nostro orto, vedere la natura mutare ad ogni cambio di stagione, potremmo costruire utensili e creare giochi sempre nuovi con materiali naturali e di riciclo, costruendo insieme il nostro spazio condiviso. 

I bambini impareranno a vivere e a rispettare la natura in comunione con gli altri. 

L'idea è al tempo stesso antica e moderna, innovativa, all’avanguardia, nasce dalla semplice osservazione, segue il piacere e il benessere dei bambini, si appoggia alla ricerca e alle teorie più innovative in campo pedagogico, accresce una coscienza ecologica e comunitaria di bambini e adulti, tutela e utilizza il nostro ricco patrimonio artistico. 

“Gli analfabeti del XXI secolo non saranno quelli che non sanno leggere e scrivere, ma quelli che non saranno in grado di imparare, disimparare e reimparare. (Alvin Toffler)

I CENTO LINGUAGGI  

Il bambino è fatto di cento.

Il bambino ha: cento lingue, cento mani, cento pensieri, cento modi di pensare, di giocare e di parlare cento sempre cento, modi di ascoltare, di stupire di amare, cento allegrie, per cantare e capire cento mondi da scoprire, cento mondi da inventare, cento mondi da sognare. Il bambino ha cento lingue (e poi cento, cento, cento), ma gliene rubano novantanove.

 

La scuola e la cultura gli separano la testa dal corpo.

Gli dicono: di pensare senza mani, di fare senza testa, di     ascoltare e di non parlare, di capire senza allegria, di amare e di stupirsi solo a Pasqua e a Natale. Gli dicono: di scoprire il mondo che già c’è e di cento gliene rubano novantanove.

Gli dicono: che il gioco e il lavoro, la realtà e la fantasia, la scienza e l’immaginazione, il cielo e la terra, la ragione e il sogno sono cose che non stanno insieme.

Gli dicono insomma che il cento non c’è.

Il bambino dice invece il cento c’è. (Malaguzzi)

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